Ristorante

Il nome “La Vasca” è semplicemente ripreso dal passato con cui tutti i cittadini di Morciano riconoscevano e chiamavano da sempre il frantoio e la data “1562” ripresa dall’epigrafe situata sul portone d’entrata della struttura stessa. La locuzione latina “ NECTE QVESIERIS EXTRA ( E non cercarti fuori) 1562” presente sulla parete esterna del fabbricato sull’arco trilobato ha un significato estremamente attuale, invitando le persone a non lasciarsi condizionare dall’opinione altrui, quando questa non è adeguatamente motivata e a non sottovalutare se stesso.

La struttura è posizionata tra due enti religiosi, da una parte la Chiesa Madre di San Giovanni Elemosiniere risalente ai primi anni del 1500, ma costruita sicuramente su una preesistente costruzione, e dall’altra il Convento dei Carmelitani anch’esso risalente ai primi anni del 1500. In principio “La Vasca” venne senz’altro gestita dai religiosi come ospedale inteso come punto di ricovero per bisognosi, malati, poveri e dei pellegrini che si recavano a Santa Maria di Leuca e offriva loro riparo e pasto come ultima tappa alla pari di un moderno albergo.

Oggi possiamo notare attraverso l’entrata con la porticina posta sul massiccio portone in legno e il corridoio, l’ampia sala centrale con a sinistra una grande macina a 3 ruote in pietra e sulla destra a rasoterra sotto vetro le cosiddette “vasche” contenitori di raccolta e di decantazione della “Santina” acqua e olio spremuto dall’impasto delle olive attraverso i “fiscoli” e le basi per le presse del  frantoio nato agli inizi del 1700. In alto si può notare il soppalco da dove il “Nachiro” responsabile del frantoio poteva controllare tutto il frantoio durante le sue ore di riposo.

Nella saletta a destra , con la volta a botte, veniva conservato nelle “pile” di pietra leccese, l’olio  di oliva destinato al commercio.

Attraverso  una scala si accede ai granai e al frantoio Ipogeo risalenti i primi al 800 e il secondo al 900. Attualmente non visitabili dal pubblico poiché non ancora messi in sicurezza. Nel primo granaio vi è ancora presente sulle pareti un intonaco in coccio pesto ricavato da un impasto di calce, sabbione raccolto negli angoli delle strade dopo alcune giornate di pioggia e frammenti di coccio. Nella zona centrale vi sono due ruote che formavano la macina ipogea fatta girare da un mulo bendato del quale vi sono rimaste intatte le impronte degli zoccoli nel tracciato formatosi intorno alla macina. Accanto vi sono due vasche di decantazione , una fossa di raccolta della santina e due basi delle presse  tutte scavate nella roccia per la produzione dell’olio lampante destinato ai mercati inglesi e francesi per l’illuminazione delle loro strade.

Dopo questo breve cenno storico, ora godetevi la vera cucina salentina!

Buon appetito!

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